“Meritocrazia delle emozioni” è la frase di Ada Colau Ballano, Sindaca di Barcellona, che mi risuona come è un grido di allarme di fronte a questa politica che divide incitando all’odio e alle differenze, al più forte che si impone.
Non eravamo preparati a questo cambio che si sta imponendo sulle nostre vite, è evidente: non eravamo preparati ad un ministro razzista così popolare e votato, non eravamo preparati e vedere i modelli progressisti sgretolarsi, non eravamo preparati a queste grida. Non abbiamo ascoltato e analizzati i numerosi segnali: abbiamo troppo discusso tra noi perdendo la visione generale che doveva essere aggiornata con i nuovi bisogni, le nuove paure, i nuovi lavori, le nuove famiglie.
Per questo dobbiamo ripartire con un nuovo modo di organizzarci.
Ora non serve un nuovo leader, né un programma elettorale.
“Meritocrazia delle emozioni” è uno spazio politico nuovo dove il più debole trova una nuova posizione: non si tratta di un manifesto ma di una proposta organizzativa perché premia chi opera e chi lavora con empatia, disponibilità, inclusione, apertura, collaborazione, mutualismo. Alcuni la chiamano femminilizzazione della politica ma in ogni caso, la “Meritocrazia delle emozioni” è il messaggio politico che mi sento di portare con me in questo deserto che stiamo attraversando. Serve organizzazione e capacità di prendere decisioni evitando prove di forza con gerarchie ferme e modelli e interessi sorpassati. Serve ripartire dalle emozioni: vediamo questo momento come occasione ripartendo da chi ha paura del cambiamento portando prossimità e vicinanza, ascolto e disponibilità. Ripartiamo dalle emozioni di chi ci sta accanto e di chi si si sente escluso.
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