A giorni dal lancio di Verybello, vorrei spostare l’attenzione verso la luna, il contesto, dopo essere stato uno dei tanti a scagliarsi verso il dito, il progetto.
La tesi è semplice: questa spazzatura digitale, come l’ha definita Scano, nata nonostante i consigli dei saggi del TDLAB, poteva essere migliorata grazie a ciò che è accaduto immediatamente dopo il lancio, recependo i consigli dei 10 100 1000 articoli di critica.
Le proposte e analisi degne di quella che, senza dubbio, potremmo chiamare intelligenza collettiva, i migliaia di tweet con con tanti consigli e disponibilità a cooperare, facevano rima con “non è questo il mio paese” ma anche con “fossi in te, farei così”.
Questo è ciò che vorrei mettere al centro: è la reazione del paese che mi ha impressionato e che mi riempie di speranza perché se c’è una cosa che funziona in Italia è l’attivismo.
Ecco, questo è il punto: dopo aver taciuto per decenni ed essersi rifugiati nel civismo senza presa, quello che risolve il problema sotto casa, ora i cittadini hanno un’arena dove far pesare le voci per pretendere qualcosa di più.
I media sociali diventano nuova agorà ma il lavoro dei governanti, dei policymaker, degli eletti, ma non solo, deve però aggiornarsi.
E cambiare partendo dall’ascolto considerando i cittadini non come fonte di rumore, ma come alleati.
Per governare non più i cittadini ma assieme ai cittadini.
Non basta aggiornare il sistema, non c’è un F5 del paese, perché è chiaro che siamo di fronte ad un cambio culturale forte e che avrà scosse e scontri: se prima c’era opacità e segretezza, ora ci dovrebbero essere conversazioni e trasparenza.
Se prima c’era gerarchia, ora serve capacità di collaborazione.
O dobbiamo aspettare i giudici e gli scandali per vedere 10 100 1000 Open Expò?
Non si tratta di qualunquismo perché, come diceva Frederick Douglass, “No struggle no progress” ma possiamo immaginare che ad ogni progetto non all’altezza i cittadini reagiranno come è accaduto per Verybello? Possiamo pensare ai cittadini come guardiani del tempio della spesa pubblica per arruolarli nell’esercito dei civic hackers?
Certo, il progetto Verybello è ancora on line ma credo che nulla sarà come prima: la prossima azienda che avrà un incarico di questa portata, ci penserà due volte prima di andare on line. E il prossimo esperto chiamato a partecipare ad un gruppo di lavoro per il Ministro, chiederà più garanzie.
Insomma, caro policymaker, il messaggio è che fuori dal tuo ufficio hai degli alleati che sono in grado di dare una mano.
Stiamo parlando di far crescere un paese, non di una cena di gala: sarà un processo che in molti non capiranno ma serve senso di responsabilità, costanza, coraggio (anche di ammettere gli errori) e capacità di resilienza.
Solamente con un processo capillare di advocacy potremo cambiare questo paese: siamo in tanti a volerlo e, goccia dopo goccia, tweet dopo tweet, saremo la tortura cinese dei policymaker che aiuteremo.
» articoli » 10 100 1000 #verybello e una lezione...
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