Con il BTO – Buy Tourism Online, si parla di turismo e di web, una miscela esplosiva visto il potenziale giro d’affari in Italia.
Il meeting “si propone come momento di incontro formativo, informativo e commerciale tra gli operatori del turismo e i fornitori di nuove tecnologie che stanno radicalmente e rapidamente trasformando il settore“.
Seguendo la scia di Lidia Marongiu, anch’io provo a pensare a chi può servire il BTO.
Io, che partecipo per la prima volta, però la prendo un pò più larga.
Perchè credo che il BTO serva a questo paese: provo a dirlo con con un paio di spunti non da poco.
Roberta Milano, tra i promotori di BTO, linka il Contry Brand Index 2010, “la ricerca che misura ed analizza lo stato di salute della marca-paese, ossia dell’immagine percepita delle diverse nazioni”: l’Italia è al n°12 e perdiamo posizioni visto che eravamo al quarto posto 3 anni fa.
Annualmente questa ricerca offre l’opportunità di pensarsi, e magari ri-pensarsi, come sistema paese percepito dall’esterno, sopratutto in funzione del turismo che, nonostante tutto, rimane un opportunità.
Da un pò seguo il ranking internazionale: mi son divertito citando alcune dichiarazioni di Anholt con il suo ” l’ Italia rischia di essere fuori moda” perchè, oltre ad essere provocante, punta dritto verso un paese aperto e dinamico, non più monoculturale e ospitale. Un pò il paese che vorrei, anche perchè economicamente conveniente.
Poi il place branding, sempre citato all’inizio di tagbolab, credo sia alla base di un marketing territoriale al passo coi tempi.
Dopo Anholt e l’idea di un Italia che perde appeal, cito R.Florida, altro mio guru, con questa ricerca, in cui il grado di diffusione d’uso dei social media viene analizzato assieme a variabili di “fattori chiave come lo sviluppo economico e di reddito; raggruppamenti di industria high-tech, il capitale umano; classe creativa rispetto a strutture di lavoro di lavoro di classe, la presenza di artisti, musicisti, designer, creativi e di altri artistica e apertura alla diversità e la tolleranza per gli immigrati e gay e lesbiche”.
I risultati sono per me interessanti e indicano una relazione tra la diffusione dei social media e la presenza di innovazione, capitale umano e diversità.
La legge delle 3 T di Florida trova una correlazione con la diffusione dei social media: insomma, dove c’è uso dei social network si sta bene e si starà bene, economicamente e creativamente.
Ecco perchè credo che il BTO e tutti gli eventi che parlano di social media e di turismo, strettamente correlati, possano fare solo che bene a questo paese, non a caso chiamato il belpaese.
E’ evidente che c’è una linea che collega diffusione dei social media, reputazione, turismo e futuro della penisola: se le scelte turistiche vengono sempre più contagiate dalla comunicazione sui social media, e se questo paese, tutt’ora noto per la sua cultura, storia e tradizione, vuole avere ancora qualcosa da dire e non solo da offrire, direi che ben vengano questi eventi in cui albergatori, appassionati, giornalisti, politici, blogger condividono un’idea di turismo fortemente linkata al resto del mondo.
Poi, grazie a zoescope, scopro che esiste una relazione tra cimici, marketing multiculturale e turismo.
“So what happens when you’ve got to choose between learning about bedbugs, multicultural marketing, or using the internet and mobile devices to get people to come to your destination?”.
Ci vediamo a Firenze, stazione Leopolda, giovedì e venerdì.
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