Davanti a noi abbiamo un metodo nuovo, una grammatica capace di scardinare l’opacità dei processi: che poi, in Italia, parlare di trasparenza non trovate possa essere davvero rivoluzionario?
Dall’hardware alla distribuzione, dal giornalismo al turismo, la trasparenza,l’ accesso alle informazioni e condivisione di cose e competenze stanno impattando sulla società modificando relazioni e filiere. Anche tra PA e società civile, seppur con ritardo e freni.
Sapete che l’economia collaborativa ormai tocca il 13% della popolazione italiana? Avete mai sentito parlare di open data?
Ma servono palestre e pratiche perché, dove c’era un controllo delle forme di produzione delle informazioni, stanno accadendo cambiamenti radicali: arrivano moltitudini dirompenti, iperconnesse, asincorne, ma con uno stesso meeting point.
Non stiamo parlando di facebook ma di nuovo paradigma capace di rompere antichi schemi: serve un progetto di lungo periodo perché la rete di persone e di saperi collegati grazie a internet rappresenta un cambio dirompente.
Il ruolo di quelli che prima ascoltavano, compravano, leggevano, assume nuove forme e sostanze.
Il cambio è radicale: culturalmente passiamo da una struttura gerarchica ad una liquida. Ma serve un nuovo Manzi, un nuovo investimento cognitivo perché ad una mutazione strutturale corrisponde una mutazione culturale, economica e sociale. Servono palestre e casi concreti: se la conoscenza diventa democratica e accessibile non possiamo non affrontare i lati oscuri, i rischi e le necessità.
Ecco le mie slide con un pò di riflessioni, dati ed esempi.
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digitale, economia collaborativa, egoverment, open data
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