Che cosa si intende per “rigenerare” un luogo, un territorio o uno spazio urbano? Qual è il rapporto tra questa rigenerazione e le pratiche culturali, politiche ed economiche che ne rappresentano lo sfondo e la condizione di possibilità? In che modo gestire la memoria di un luogo o di un monumento, il suo significato e la sua traduzione all’interno di pratiche e momenti storici “altri”, in cui le cose si fanno in modo diverso rispetto a quando quello spazio era nato?
Ho avuto la fortuna di parlarne ieri al Centro Internazionale di Studi Umanistici “Umberto Eco” riflettendo sul senso dei luoghi e delle loro trasformazioni, sugli aspetti culturali e politici degli interventi nei territori, restituendo un quadro del rapporto tra sapere accademico, attivismo e progettazione “dal basso” negli ambiti urbani.
La bellezza è stato soprattutto grazie alle numerose domande e dal vivo dibattito tra chi era con me a discutere, cioè:
- Patrizia Violi e Francesco Mazzucchelli (Università di Bologna)
- Michele d’Alena (Fondazione per l’Innovazione Urbana, Bologna)
- Bertram Niessen e Valeria Verdolini (cheFare, Milano)
- Discussant: Mario Panico (Università di Bologna)
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