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Pensavo di essere un cittadino consapevole e invece vengo considerato un virus

on aprile 20 | in tweet | by | with Commenti disabilitati su Pensavo di essere un cittadino consapevole e invece vengo considerato un virus

Queste elezioni del Presidente della Repubblica sono il punto di non ritorno.

Da sempre sostenitore della partecipazione, dell’accountability  e della trasparenza, sono stupito, deluso e incazzato di fronte al comportamento dei nostri rappresentanti riuniti per decidere il Presidente della Repubblica.

Ma parlando stamattina con Francesca (leggetevi il suo primo post su che futuro …) ho capito che abbiamo una grande opportunità.
Siamo di fronte ad un punto di non ritorno.
Forse avremo un Presidente della Repubblica eletto con metodi che non riconosciamo ma oramai il re è nudo. E mi vien voglia di lavorare al domani.
Figli di sistemi opachi, tra franchi tiratori (miopi) e voto segreto, i grandi elettori si barcamenano usando strategie e dialettiche figlie del secolo scorso.
Credono di poter decidere senza rendicontare e raccontare le loro strategie.
Credono di aver a che fare con cittadini passivi nel ricevere  decisioni.
Ma sbagliano.

Se prima dell’epoca dei media sociali, della società dell’informazione, vigeva la cieca delega che dava potere assoluto ai rappresentanti, ora, di fronte alle sezioni occupati del maggior partito italiano, come non accettare di sperimentare nuove vie?
Di fonte alle migliaia di mail mandate ai parlamentari cercando dialogo e pro Rodotà, molti grandi elettori si son sentiti attaccati: pensavo di essere un cittadino consapevole e invece vengo considerato un virus…pazzesco!

Su questo il partito M5S ha indicato la via.
C’è poco da dire: ovviamente chi mi conosce sa che sono molto critico verso come gestiscono il carisma pop di Grillo per creare consenso ma partiamo dal loro uso della rete.
Seppur controllato e usato in modo assolutamente non trasparente, con derive populistiche in agguato, credo fermamente che il loro uso del web sia da seguire.
Ci ho provato con il Pd che vorrei ed infatti ho dato fastidio. Pensavo di aver innescato qualcosa, ma ero troppo fiducioso.
Ma sono convinto ( e chi mi conosce sa che non mollo) che, anche in politica, aprire le stanze dei bottoni, può essere l’unico modo per ridare vita ad organismi pensati nell’800.
Strada, Gabanelli, Fo e Grillo son d’altronde personaggi televisi che godono di popolarità grazie ai vecchi media: su questo avverto il vero pericolo nell’uso di consultazioni pubbliche.
Ma, detto questo, siamo di fronte ad una dialettica che dal basso cerca vie di comunicazione non previste.
Cominciamo a prevederle?
Dobbiamo ripensare il sistema di collegamento tra rappresentanti ed elettori.
Dobbiamo hackerare le isituzioni per salvarle.

Dobbiamo aprire spazi di dialogo senza andare oltre il rispetto del mandato imperativo. Può tornare utile ciò che scrissi poco tempo fa scrissi sulla gestione delle città e sull’uso dei media sociali.
Forse è colpa della mia generazione che non ha ancora capito che il paese siamo noi.
Ma dovremmo cominciare ad essere meno educati verso le istituzioni…
ps: era un bel po’ che non scrivevo nel mio blog…mi mancava!
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