Wikicrazia-reloaded

Wikicrazia e la banana dei velvet underground

on giugno 12 | in articoli | by | with Commenti disabilitati su Wikicrazia e la banana dei velvet underground

Da ieri è uscita la nuova versione di Wikicrazia!

Credo sia uno dei libri che ho più consigliato ma ora, che mi ritrovo ad essere uno dei coauturi, non posso che esserne felice. 🙂

D’altronde avevo fatto parte dei wikicratici, uno di quelli del nocciolo duro, uno di quelli che in wiki we trust insomma: quelli che ogni giorno, in ogni progetto, sembra che “aprire le porte” sia diventata la missione.

Quelli che ci si sente un pò pirati di fronte a dirigenti 0.2 , quelli che ogni conversazione è preziosa, quelli che magari c’è qualcuno che ha qualcosa da dire, quelli che si scompone ciò che “è sempre stato così”.

Grazie alle reti sociali che trovano nel web lo spazio e lo strumento abilitante.

Poi, una volte che si apre, indietro non si torna e, spesso, si hanno delle sorprese: non si tratta di consenso ma di intelligenza collettiva diceva David Osimo all’ultimo ForumPA.

Se poi vediamo i numeri, raramente ci troviamo di fronte a enormi masse attive nel proporre e partecipare ma sempre più spesso attiviamo un senso di appartenenza e di apertura…se poi arriva quell’1% che propone e ti cambia prospettiva, bingo!

Sul libro parlo del percorso partecipato dell’Agenda Digitale di Bologna: un progetto che mira a far diventare Bologna più smart e inclusiva, con un approccio sostenibile a base ITC.

Questi alcuni numeri del processo che racconto nella mia piccola parte di wikicrazia:

1 blog dedicato
9 eventi promossi dall’agenda digitale (con media di 80 persone) di cui 4 sono "i giovedì dell'agenda digitale"
30 eventi patrocinati
70 proposte arrivate sul form on line
700 tweets con la hashtag #agendadigitalebo
12 membri del comitato scientifico
1 garante della partecipazione

Queste le parole di Alberto Cottica ,apparse ieri sul suo blog, che presenta la nuova edizione:

“Ho deciso di pubblicare Wikicrazia Reloaded in formato e-book. Lo trovate qui su Amazon a 3 euro, senza DRM e con licenza Creative Commons.

Ci sono molti contenuti nuovi: una nuova prefazione di Riccardo Luna e una decina di articoli scritti da Fabrizio Barca, Alessio Baù e Paola Bonini, Matteo Brunati, Michele D’Alena, Fabio Fornasari e Antonino Galante, Matteo Leci Cocco-Ortu, Francesco Pesce e Ida Leone, Dimitri Tartari e Massimo Fustini, Alessia Zabatino, tutte persone che hanno usato il libro come un manuale d’uso per mettere in pista operazioni di open government”

Approfitto per riportare un pezzo della intro in Alberto: mi piace la sua sfrontatezza  nel rivendicare pratiche e progetti: non è forse la presunzione di cambiare il (proprio) mondo che ti permette di farlo? Poi vale la pena solo per aver messo wikicrazia assieme ai velvet underground…

Wikicrazia rimane attuale (purtroppo). Delle moltissime istituzioni pubbliche del mondo, alcune hanno varato leggi per garantire l’accesso all’informazione generata dalle amministrazioni; altre hanno pubblicato dati in formato aperto; altre ancora hanno dato vita a interessanti esperienze di collaborazione con i cittadini. Pochissime hanno fatto tutte e tre le cose; praticamente nessuna ha applicato tutti e tre principi in tutte le aree in cui è attiva. La grande maggioranza delle istituzioni di governo nel mondo è in una situazione analoga a quella descritta nel libro.

Wikicrazia non è una profezia, ma un manuale d’uso. Se alcune cose in questi anni sono cambiate nel senso indicato dal libro non è per effetto di forze misteriose e impersonali che sono riuscito a decifrare, ma perché persone coraggiose e intelligenti si sono impegnate per rendere l’azione di governo più aperta e più informata. Alcune di queste hanno usato il mio libro per trovare conferme e orientare il loro impegno: io questo lo so perché, nell’anno e mezzo trascorso dalla pubblicazione dell’edizione di carta, ho ricevuto tantissime email, messaggi su vari social network e telefonate di persone che, dal libro, avevano tratto ispirazione e motivazione per proseguire sulla loro strada di cittadini attivi, funzionari pubblici innovatori, politici impegnati nel rinnovamento.

Wikicrazia non è certo un bestseller: l’edizione di carta ha venduto mille copie. Eppure, a modo suo, è un libro che ha esercitato e continua ad esercitare una piccola influenza su alcune persone, un po’ come il primo disco dei Velvet Underground, quello con la banana in copertina: la prima edizione ha venduto pochissimo, ma si racconta che tutti quelli l’avevano comprata abbiano fondato una propria band. Ha anche aggregato una piccola comunità di lettori molto avanzati, il Nocciolo Duro: da quando mi sono trasferito all’estero sono loro a occuparsi delle presentazioni italiane.

Quindi, sento il libro come ancora molto vivo. Questo mi ha spinto a metterne insieme l’aggiornamento che state leggendo. Al testo del 2010, che ho lasciato intatto, ho aggiunto una serie di brevi saggi di amici e colleghi che hanno condotto in prima persona o studiato da vicino alcune delle esperienze “wikicratiche” dell’ultimo anno e mezzo. Sono loro i protagonisti di Wikicrazia reloaded: io ho messo insieme il libro, ma loro, insieme, stanno scrivendo la storia di questa nuova fase delle politiche pubbliche italiane. Il loro segreto è semplice e grande: hanno guardato il proprio Comune, o la propria Regione, o l’agenzia governativa per cui lavorano con occhi nuovi e si sono detti “io ci provo”. I wikicratici indicano la strada a tutti noi: non ho parole per esprimere l’orgoglio di avere, nel mio piccolo, contribuito a dare loro strumenti per farlo”.

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