Alle porte delle vacanze, mi impongo di scrivere un post visto che, travolto dal lavoro, ho un pò messo da parte il mio storytelling.
Avrei potuto raccontarvi di Ideamocracy, o di TagBoLab, della mia collaborazione con Dr O-One ma, visto che uno non si può salvare in calcio d’angolo e visto che l’estate è qui, parlo di turismo, di web e di una terra a cui sono particolarmente legato. Oltre tutto a settembre sarà disponibile il libro “Viaggi in rete“, edito da FrancoAngeli e redatto da Roberta Milano e da Mario Gerosa dove troverete un mio contributo.
Su tutti questi temi tornerò, magari vi pubblicherò il post in bozza dedicato a Google+…ma casualmente sono capitato sul portale I need Spain dove sono stato accolto da questo messaggio.
Casualmente forse non è il termine adatto, visto che sono in perfetto target: si, sono uno “Spain addict“, anche se manco da un pò, ma la mia voglia di Spagna è sempre presente.
Tra città splendide, cibo incredibile e genti latine per davvero, devo dire che i temi per una campagna di comunicazione “calda” ci sono tutti, cosa che potrei dire anche per il belpaese.
Ma oltre a queste considerazioni strettamente personali, vorrei riflettere, sulla bontà di questa operazione di promozione turistica.
Io, avvilito dalla comunicazione turistica italiana, vedo questo portale e la distanza dal resto del mondo sembra incolmabile.
Il punto di partenza è che il racconto territoriale, quello vero, quello fatto dalle persone che vivono, mangiano, ballano, scrivono e condividono, viene da solo.
Non siamo di fronte a trovate o a budget inarrivabili visto che ciò che provo ad elencare di seguito, è una lista di genialità semplici che si alimentano da ciò che già c’è: basta aggregare, far emergere, mettere ordine.
Un aggregatore della Tag ineedspain è in primo piano: basta usare una tag, per entrare nel racconto e fare informazione.
In questo caso, chi è stato a Madrid, sa che el chocolate con churros è un must.
Ogni messaggio è aggregato per topic per nulla scontati e, almeno per quanto mi riguarda, potrei dire rappresentativi
I protagonisti sono dei veri testimoni: se da un lato ci sono “los famosos” come i giocatori del Real Madrid che però raccontano “la loro Madrid” dall’altra, come fosse la faccia della stessa medaglia, ci sono foto e racconti di persone davvero “normali”
L’idea di un racconto collettivo che si alimenta direttamente alla fonte, è verosimile.
Basta scorrere il sito per trovare il proprio punto di contatto, il proprio immaginario rappresentato, o per meglio dire, raccontato, non da solo una redazione ma da una folla innamorata, addicted, della Spagna.
I punti di ingaggio sono davvero invitanti: non si tratta di vendere ciò che non esiste, ma di far emergere ciò che evidentemente c’è già.
Perchè siamo così lontani da questa genuinità che si alimenta dai racconti, dalle esperienze?
Fatevi un giro su Visit Italy ed invece di essere rapiti da racconti e colori, sarete immersi in una lista di cose, di opzioni fredde, di form da compilare come se tutto si risolvesse in un punto di incontro da chi cerca e chi offre.
Che poi ci sia davvero ciò che si cerca…
Credo che la lezione del portale I Need Spain possa essere un’ottimo esempio: è il racconto a convincermi, sono i testimoni veri ad invitarmi, tutto il resto è noia.
Tra pochi giorni andrò in Sardegna dove mi godrò, tra le altre cose, il festival Posidonia all’isola di Carloforte ma credo che, prima di partire, mi basterà un messaggio da 140 caratteri per entrare “nella mia Spagna…” diversa da quella di tutti gli altri.
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