I media, sempre più social, permettono di recuperare una sorta di intimità con la propria comunità. Comunità che può essere di elettori, clienti, fornitori, vicini di casa, utenti, consumatori ma, considerate le prossime elezioni, il campo della politica, anche grazie alla storica mancanza di trasparenza, diventa terreno da tener d’occhio.
Raccontare e ascoltare, in altre parole dialogare, è possibile in ogni campo come mai prima d’ora ed ogni forma di mediazione non è più vincolante, come ben delinea Michele Mezza nel suo “Sono le news bellezza“.
Come ammetteva al festival del giornalismo di Perugi anche Dino Amenduni, responsabile social media della campagna di Nichi Vendola, “il ricorso al web è stato in parte imposto dalla difficoltà nel trovare una coalizione che lo (Vendola) sostenesse: dove mancava una rete politica di supporto, il problema si è superato con il coinvolgimento delle competenze di singoli volontari, contattati via web”.
Il dialogo tra leader e comunità diventa l’obiettivo, dando nuova energia all’idea di condottiero carismatico, tanto caro a Max Weber. E di fronte alla crisi dei partiti e all’immobilismo di gran parte dei media, la posta in gioco è evidente visto che una nuova interazione è possibile ma l’errore più grosso è vedere i nuovi media senza un progetto più ampio.
Epifani, attraverso una ricerca, disponibile qui, evidenzia che” il 60% dei profili Facebook (e quasi l’80% dei blog) dei candidati sindaci italiani è stato abbandonato il giorno immediatamente successivo alle elezioni”.
Ho già ho citato l’esempio del sindaco Emiliano, ma è nella gestione delle relazioni che si gioca un nuovo approccio del fare politica.
O’Really su twitter citava due giorni fa questo caso della Contea di Cook, USA: “Simply putting information online or allowing the County’s customers to fill out simple forms online just isn’t enough,” said Fritchey. “This initiative will allow for unprecedented interaction, allowing residents access and use of county data to better understand how county government is operating and to make recommendations on how to improve and use government and services.”
Un approfondimento su politica e social media però non può non citare Obama, che recentemente ha lanciato la sua nuova campagna elettorale, fin dal cliam, “it begins with us“, punta a parlare direttamente con la sua comunità, così rilevante per la sua prima elezione vista la campagna di fundraising on line.
Qui un bell’articolo del Guardian.
httpv://www.youtube.com/watch?v=f-VZLvVF1FQ&feature=player_embedded#at=14
Ma è l’intervista rilasciata recentemente a Mark Zuckerberg, Ceo di facebook, a colpirmi.
Siamo al Facebook’s headquarters in California Wednesday: si, avete capito bene, Obama è andato alla sede di Facebook e si è fatto intervistare. In un vero e proprio show, si è presentato dicendo:” salve sono Obama e sono riuscito a far mettere la giacca e cravatta a Mark”.
httpv://www.youtube.com/watch?v=3RRzQKc5qqQ
Non a caso Sofi a Perugia, parlava del videomessaggio usato “come una pallottola”, senza filtri o mediazioni, da lanciare nel circuito comunicativo. Di fronte a questo cambio di passo che evidentemente comporta nuovi rischi, se Ignacio Ramonet parla di “l’esplosione del giornalismo“, anche la politica evidentemente non se la passa bene.
Siamo pronti?
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